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Santi del 10 Aprile

Il mio Santo > I Santi di Aprile

*Beato Antonio Neyrot da Rivoli - Domenicano (10 Aprile)  

Nato a Rivoli (Torino) intorno al 1423, Antonio Neyrot entrò tra i Domenicani, ricevendo l'abito, nel convento di San Marco a Firenze, da sant'Antonino, il futuro arcivescovo della città. Si imbarcò per un pericoloso viaggio in Sicilia. La rotta era, infatti, battuta dai pirati: e se la prima volta gli andò bene, di ritorno dalla Sicilia per Napoli il nostro fu catturato. Era il 1458 e il religioso venne condotto come schiavo a Tunisi.
Qui, sotto le pressioni dei saraceni, abiurò la fede e si sposò. Ma gli apparve in sogno Antonino, nel frattempo morto, che lo invitò a pentirsi. Nel Giovedì Santo del 1460 rimise l'abito e professò pubblicamente la sua fede davanti al sultano. Un gesto che gli costò la vita. In seguito il corpo fu acquistato da mercanti genovesi e, nel 1469, Amedeo di Savoia lo fece portare a Rivoli, dove riposa.  (Avvenire)

Emblema: Palma
Martirologio Romano: A Tunisi sulla costa dell’Africa settentrionale, Beato Antonio Neyrot, sacerdote dell’Ordine dei Predicatori e martire, che, condotto con la forza in Africa dai pirati, rinnegò la fede, ma, con l’aiuto della grazia divina, il Giovedì Santo riprese pubblicamente l’abito religioso, espiando la precedente colpa con la lapidazione.
Per nascita è piemontese, ma non abbiamo notizie certe sulla sua origine. Incominciamo a conoscerlo quando chiede di essere accolto nel convento dei Domenicani a Firenze. Il convento è quello già appartenente ai Silvestrini, così chiamati da san Silvestro Guzzolini, che li fondò nel Duecento: ora è affidato ai Domenicani, che l’hanno fatto rimettere a nuovo con l’aiuto di Cosimo de’ Medici il Vecchio, che in Firenze è sovrano senza corona né trono né titoli.
E proprio in quest’epoca lo sta affrescando frate Giovanni da Fiesole, che il mondo conoscerà come Beato Angelico. Priore di questa comunità è Antonino Pierozzi, che ha già guidato altre comunità a Cortona, Roma e a Napoli, e che sta per diventare arcivescovo di Firenze.
Il giovane Neyrot da Rivoli è uno degli ultimi giovani che Antonino ha potuto seguire prima di passare al governo della diocesi, chiamandolo via via agli ordini sacri, e sempre mettendolo in guardia contro la fretta: per riuscire buon domenicano, gli ripeteva, occorre molto studio, con molta preghiera e molta pazienza.
Ma lui non conosce la pazienza. Sopporta male il lento apprendistato sui libri. Si considera già preparatissimo, vorrebbe andare subito in prima linea. Insiste con i superiori, chiede di essere mandato in Sicilia.
Gli rispondono di no. Allora decide di appellarsi a Roma, e va a finire che ci riesce: per insistenza sua, per raccomandazioni autorevoli, chissà. In Sicilia ci arriva davvero, con tutti i permessi romani.
Nel 1458 – e ancora per ragioni che non si conoscono – si imbarca dalla Sicilia diretto a Napoli, secondo alcuni; oppure, secondo altri, verso l’Africa: un’ipotesi che sembrerebbe in linea con le sue note impazienze missionarie.
Ma questa è anche una stagione di pirati, e in essi s’imbatte appunto la sua nave: così lui arriva davvero in Africa, ma come schiavo. Sbarca a Tunisi, che all’epoca è la fiorente capitale di un vasto stato berbero, creato dalla dinastia musulmana degli Almohadi, e dal XIII secolo sotto il governo degli emiri Hafsidi. Un solido stato autonomo, legato da intensi rapporti commerciali con i Paesi mediterranei.
Padre Neyrot è dunque arrivato – sia pure in maniera inaspettata – in Africa da rievangelizzare, alla terra dei suoi entusiasmi. Ma rapidamente essa diventala terra di tutti i fallimenti. Il predicatore impaziente dei tempi fiorentini tradisce i suoi voti, butta l’abito domenicano e rinnega la fede, prende moglie e si fa pubblicamente musulmano.
Intanto a Firenze, nel maggio 1459, muore il vescovo Antonino, il suo maestro poco ascoltato, e la notizia lo raggiunge a Tunisi. (Secondo un’altra versione, il vescovo gli sarebbe apparso in sogno dopo la morte). Di qui prende avvio per Antonio il cammino del ritorno, che è rapido e senza incertezze. Non solo egli ritrova dentro di sé la fede cristiana, ma subito la proclama pubblicamente davanti all’emiro e con addosso l’abito di domenicano. Questo comporta la condannaa morte, che viene eseguita a Tunisi mediante lapidazione. Questo accade, secondo il Martirologio romano, nella feria quinta in Coena Domini, ossia il Giovedì santo, nell’anno 1460.
Mercanti genovesi riportano in Italia il suo corpo, che nel 1464 raggiunge la cittadina nativa, Rivoli, dov’è tuttora custodito nella collegiata di Santa Maria della Stella. Clemente XIII ne ha approvato il culto come beato nel 1767.

(Autore: Domenico Agasso)

Giaculatoria - Beato Antonio Neyrot da Rivoli, pregate per noi.

*Sant'Antonio Vallesio - Mercedario, Martire (10 Aprile)

+ 1293
Originario della Liguria, il Mercedario Sant’Antonio Vallesio, fu inviato in missione di redenzione assieme a San Mattia Marco in terra d’Africa.
Arrivati a Tunisi incominciarono a predicare il Vangelo di Cristo ma vennero ben presto denunciati dai mussulmani in odio alla fede cattolica.
Sant’Antonio Vallesio fu mandato ai lavori forzati ma poi fu condotto fuori città e venne lapidato, così, imporporato dal suo sangue, rese l’anima a Dio raggiungendo la schiera dei martiri nell’anno 1293.
L’Ordine lo festeggia il 10 aprile.

(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Sant'Antonio Vallesio, pregate per noi.

*Sant'Apollonio - Martire (10 Aprile)

Martirologio Romano: Ad Alessandria d’Egitto, Sant’Apollonio, sacerdote e martire.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Sant'Apollonio, pregate per noi.

*San Beda il Giovane - Monaco (10 Aprile)

m. 883 circa

Martirologio Romano: A Gavello in Veneto, San Beda il Giovane, monaco, che, dopo quarantacinque anni passati al servizio dei re, scelse di servire il Signore in monastero per il resto della sua vita.
Nei manoscritti che narrano la vita di questo monaco è facile constatare come erroneamente sia
spesso confuso col più famoso omonimo San Beda il Venerabile.
Proprio per distinguerlo, si usa comunemente aggiungere al suo nome l'aggettivo junior.
Nacque nella regione della Germania attualmente denominata Schleswig, nei primi decenni del sec. IX; da prima visse per circa 15 anni alla corte dei Carolingi, dove si distinse non solo per l'esecuzione perfetta dei compiti affidatigli, ma anche per la condotta morigerata e pia.
In seguito, considerando che il miglior servizio non è quello reso ai sovrani di questo mondo, bensì a Dio, chiese il permesso di abbandonare la corte e le ricchezze che possedeva per attuare nell'isolamento l'esecuzione perfetta dei consigli evangelici.
Fu così che si allontanò dalla sua regione per trasferirsi in Italia, e precisamente a Gavello, località della costa adriatica posta tra Venezia e Ferrara.
Qui entrò a far parte della comunità monastica diretta dall'abate Guglielmo. Aveva allora circa quarant'anni; tuttavia si esercitò nell'adempimento della regola e nelle severe pratiche
penitenziali come fosse un giovane novizio, suscitando stupore ed ammirazione per le sue elette virtù.
Forse per questo si pensò di eleggerlo alla dignità episcopale; ma egli rifiutò sempre con grande umiltà questo onore. Dopo aver trascorso circa un decennio nel monastero di Gavello, la morte lo colse il 10 aprile 883 lasciando in tutti un grande rimpianto.
Le sue spoglie rimasero a Gavello per moltissimo tempo. Ma nel sec. XIII un monaco genovese di nome Giovanni, passando per Gavello, pensò di trasportare altrove le reliquie del confessore, adducendo il motivo che non ricevevano sufficiente venerazione per la decadenza del monastero.
Nella biografia del sec. XIV il trafugamento viene narrato con particolari di sapore romanzesco ed avventuroso.
In realtà le ossa furono traslate nella chiesa del monastero di San Benigno di Genova nel 1233, dove attualmente si trovano.
Un'urna cineraria del Santo si trova nella cripta della chiesa di Santa Scolastica dell’Abazia Benedettina di Subiaco.
La sua festa è celebrata il 10 aprile.

(Autore: Gian Domenico Gordini – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Beda il Giovane, pregate per noi.

*Beato Bonifacio (Bonifacy Piotr) Zukowski - Sacerdote dell'Ordine dei Frati Minori Conventuali  e Martire (10 Aprile)

Schede dei Gruppi a cui appartiene:
A) Beati Sette Frati Minori Conventuali - Martiri Polacchi - Senza Data (Celebrazioni singole)   1940 – 1943
B) Beati 108 Martiri” Polacchi

Baran-Rapa, Lituania, 13 gennaio 1913 - Dachau, Germania, 10 aprile 1942
Martirologio Romano:
Nel campo di prigionia di Dachau vicino a Monaco di Baviera in Germania, Beato Bonifacio Zukowski, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali e martire, che, durante la guerra, prostrato dalle torture subíte per la sua fede, relegato in carcere, portò a compimento il suo martirio.
Piotr nacque il 13 gennaio 1913 a Baran-Rapa, villaggio lituano abitato dalla piccola nobiltà. Figlio di
Andrzej e Albina Walkiewicz. Dopo la scuola elementare, si dedicò ad aiutare i genitori nei lavori campestri. All’età di sedici anni entrò nell’Ordine dei Frati Minori Conventuali a Niepokalanów, ove giunse il 9 settembre 1930. Iniziò il noviziato il 14 giugno 1931 ed emise i suoi primi voti religiosi il 16 luglio 1932, prendendo il nome di Bonifacy.
Il 2 agosto 1935 fu la volta della professione solenne. Nella relazione redatta prima di tale occasione, l’allora guardiano del convento scrisse: “Una brava persona sotto ogni punto di vista. Ce ne fossero altri simili!”.
Fra Bonifacy trascorse tutta la sua vita religiosa a Niepokalanów, dedicandosi all’apostolato della buona stampa. Sempre silenzioso e sereno, seppe sempre dimostrare un determinato equilibrio.
Dopo lo scoppio della guerra restò nel convento e mise a rischio la propria vita per salvare le macchine tipografiche. Nelle conversazioni con gli occupanti tedeschi si rivelò talvolta come persona alquanto coraggiosa. Il 14 ottobre 1941 fu arrestato dalla Gestapo con altri sei frati, fra cui il beato Trojanowski, e rinchiuso in prigione a Varsavia. Qui era solito recitare il rosario e di sera con i confratelli intonava inni religiosi. Confortava spiritualmente gli altri prigionieri li e divideva con i compagni i pochi alimenti che riceveva dall’esterno. L’8 gennaio 1942 sempre con il Tymoteusz fu deportato nel campo di concentramento di Dachau, ove venne registrato come n° 25447.
Fu destinato al trasporto dei materiali da costruzione, alla demolizione degli edifici pericolanti, alla riparazione dei tetti ed infine alla raccolta del ravizzone.
Tentava di sopportare ogni sofferenza con fede e coraggio. Un giorno fu percosso a sangue con un bastone di legno. Lavorare al freddo gli provocò una polmonite e morì il 10 aprile 1942 dopo sole due settimane nell’ospedale del lager.
Proprio in tale aniversario fra Bonifacy è ricordato dal martirologio: “Nel campo di prigionia di Dachau presso Monaco di Baviera in Germania, ricordo del Beato Bonifacio Zukowski, presbitero dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali e martire, che, infuriando la tempesta della guerra, consumato dai tormenti, portò a compimento in carcere il suo martirio”.

(Autore: Fabio Arduino – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Bonifacio Zukowski, pregate per noi.

*San Fulberto di Chartres - Vescovo (10 Aprile)

m. 1029

Martirologio Romano: A Chartres in Francia, San Fulberto, vescovo, che molti nutrì con la sua dottrina; avviò con munificenza e operosità la costruzione della chiesa cattedrale e promosse la pietà verso la Vergine Maria Regina della Misericordia.
Nacque verso il 960 da umile famiglia; infatti, egli si dice pauper de sorde levatus. Non si conosce in modo certo il suo luogo di origine, non essendo probanti i documenti su questo punto.
È stato supposto suo paese natale l'Aquitania, forse Poitiers; secondo altri si è creduto fosse Roma o almeno l'Italia; attualmente si penserebbe al nord della Francia.
A Reims fu allievo di Gerberto, il futuro papa Silvestro II e non fu monaco, come alcuni hanno affermato senza prove sufficienti. Giunse a Chartres verso il 990, dove il suo impulso rinnovò magnificamente la scuola della cattedrale, che divenne il centro culturale della Francia; i suoi allievi venivano anche da lontano e molti di essi furono personaggi che si distinsero nella vita. Canonico e cancelliere della Chiesa di Chartres, tesoriere di Sant'Ilario di Poitiers, successe a Raoul, morto nel 1006, vescovo di Chartres.
Godendo di un grande prestigio presso i re, egli contribuì al rinnovamento spirituale del suo tempo con la parola, gli scritti, la direzione delle anime, l'azione pastorale, combattendo la simonia, incitando alla riforma, sforzandosi di mantenere la pace, difendendo la libertà della Chiesa. Ricostruì la sua cattedrale dopo l'incendio del 1020 facendo del nuovo edificio una grande opera d'arte.
Morì il 10 aprile 1028 e fu inumato nella chiesa abbaziale di Saint-Père-en-Vallée, restaurata in seguito; col tempo si è perduta traccia della sua tomba.
Ancor vivo era già considerato come uomo di Dio (sanctissimus) per le sue virtù, la sua umiltà, la padronanza di sé, la sua fede, la sua carità, la sua azione pastorale, la sua dottrina sempre ricca di nutrimento spirituale, la sua devozione verso la S.ma Vergine, il suo zelo nel glorificarla, nel proclamarla Regina di misericordia, nel farne celebrare con pompa la festa della Natività. Una leggenda precoce racconta che, malato, ebbe un'apparizione della Vergine Maria che lo guarì all'istante: ciò rivela l'alta idea che si aveva della sua pietà, così ricompensata.
Un ritratto del sec. XII lo ritrae con l'aureola dei santi. Nel sec. XVII una incisione d'un messale di Chartres e delle litanie di Poitiers gli danno il titolo di santo.
Il suo culto liturgico a Poitiers data dal 1855, a Ghartres dal 1861. La sua festa è fissata al 10 aprile, giorno anniversario della sua morte; essa comporta una Messa speciale e qualche preghiera propria nell'Ufficio.

(Autore: Paul Viard – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Fulberto di Chartres, pregate per noi.

*San Macario d’Armenia - Pellegrino (10 Aprile)

m. 1012
Martirologio Romano:
A Gand nelle Fiandre, nel territorio dell’odierno Belgio, San Macario, pellegrino, che, accolto benevolmente tra i monaci di San Bavone, un anno dopo vi morì consumato dalla peste.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Macario d’Armenia, pregate per noi.

*Santa Maddalena di Canossa - Vergine (10 Aprile)

Verona, 1 marzo 1774 - 10 aprile 1835
Nata a Verona nel 1774, appartiene a una delle famiglie più illustri nell'Italia del tempo. Orfana di padre e abbandonata dalla madre, a 7 anni viene affidata a un'istitutrice.
A 17 si trova nel Carmelo di Trento e poi in quello di Conegliano (Tv). Tornata a casa, nel 1801 ospita nel palazzo di famiglia due povere ragazze, raccolte da lei stessa.
Nel 1808 inizia con altre ragazze in difficoltà un'esperienza di vita in comune presso l'ex convento delle Agostiniane veronesi: nascono le Figlie della Carità, suore educatrici dei poveri.
È la stessa Maddalena a scriverne le regole nel 1812, a Venezia, chiamata da Antonangelo e Marcantonio Cavanis (due fratelli patrizi, entrambi sacerdoti) per fondare un'altra casa d'istruzione per ragazze, mentre loro hanno creato le scuole gratuite maschili.
Maddalena ottiene l'assenso pontificio da Pio VII; in seguito si reca a Venezia, a Milano e poi a Bergamo e a Trento, per fondare nuove sedi e scuole.
La sua stessa residenza patrizia veronese accoglie ragazze povere, strappate alla miseria per renderle protagoniste della loro vita. Mentre prepara l'apertura di altre sedi a Brescia e a Cremona nel 1835 la morte la coglie a Verona. (Avvenire)

Etimologia: Maddalena = di Magdala, villaggio della Galilea
Emblema: Giglio
Martirologio Romano: A Verona, santa Maddalena di Canossa, vergine, che di sua volontà rigettò tutte le ricchezze del suo patrimonio per seguire Cristo e fondò i due Istituti dei Figli e delle Figlie della Carità per promuovere la formazione cristiana della gioventù.
Discende alla lunga dalla famosa Matilde di Toscana, signora di Canossa. La sua famiglia è tra le
più illustri nell’Italia del tempo, ma poco fortunata: Maddalena e i suoi quattro fratelli perdono il padre da piccoli, la madre si risposa e li lascia; lei, a 5 anni, viene affidata a un’istitutrice che detesta; poi si ammala varie volte. A 17 anni la troviamo nel Carmelo di Trento contro la volontà dei parenti, poi per brevi giorni in quello di Conegliano (Treviso), ma questa non è vita per lei.
Tornata a casa, stupisce tutti per il suo talento di amministratrice. Ma di nozze non si parla. E nel 1801 compaiono a palazzo Canossa due povere ragazze, che lei raccoglie: questa è la novità rivelatrice della sua vocazione. Non “regnerà” nel palazzo di famiglia, che ospita Napoleone e Alessandro I di Russia.
La sua vocazione sono i poveri. L’accoglienza alle due ragazze era solo pronto soccorso, ma lei non vuole tenerle lì estranee, sempre inferiori. Devono avere casa propria (loro due e tantissime altre come loro) dove sentirsi padrone, istruirsi e realizzarsi al fianco delle maestre; e accanto a lei, la fondatrice, che nel 1808 otterrà da Napoleone l’ex convento delle Agostiniane veronesi, iniziandovi la vita comune.
Nascono le Figlie della Carità: le suore educatrici dei poveri. Maddalena ne scrive le regole nel 1812, a Venezia: ve l’hanno chiamata Antonangelo e Marcantonio Cavanis (due fratelli patrizi, entrambi sacerdoti) per fondare un’altra casa d’istruzione per ragazze, mentre loro hanno creato le scuole gratuite maschili. Maddalena ottiene l’iniziale assenso pontificio per la sua opera da Pio VII, poco dopo la caduta di Napoleone. Ora sul Lombardo-Veneto regna l’imperatore Francesco I d’Asburgo, che nel 1816 visita Verona con la terza moglie, Maria Ludovica d’Este. Proprio a Verona la sovrana si ammala e muore: la sua camera ardente sarà apprestata in una sala di palazzo Canossa.
Nel palazzo, però, Maddalena non compare più tanto spesso. Passa da Venezia a Milano e poi a Bergamo e a Trento, per fondare nuove sedi e scuole. La sua residenza patrizia in Verona ha accolto una sovrana, e le case che lei va creando accolgono le figlie dei sudditi più poveri, strappate alla miseria per renderle protagoniste della loro vita.
Lei intanto lavora all’annoso iter per l’approvazione definitiva del suo istituto, e prepara l’apertura di altre sedi a Brescia e a Cremona. Ma la morte la coglie nella sua Verona a 61 anni: già "in concetto di santità", così dicono le cronache del tempo, definendo Maddalena "beneficientissima fino alla prodigalità". Ma soprattutto ha dato tutta sé stessa, consumandosi per l’opera, che crescerà ancora dopo la sua morte.

Alla fine del XX secolo avrà oltre 2.600 religiose, operanti in tutto il mondo. Giovanni Paolo II la canonizzerà il 20 ottobre 1988.
(Autore: Domenico Agasso - Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Santa Maddalena di Canossa, pregate per noi.

*Beato Marco Fantuzzi da Bologna (10 Aprile)

Bologna, 1405 circa - Piacenza, 10 aprile 1479
Martirologio Romano:
A Piacenza, Beato Marco Fantuzzi da Bologna, sacerdote dell’Ordine dei Minori, insigne per la pietà, la prudenza e la predicazione. Marco, (Bologna, 1405 circa - Piacenza, 10 aprile 1479) a venticinque anni circa, dopo un brillante curriculum universitario nell'ambito delle arti liberali, entrò tra i Frati Minori Osservanti nel convento di San Paolo in Monte.
Infaticabile servo della Parola, predicò un famoso quaresimale in San Petronio (1455) e si dedicò alla predicazione popolare ispirandosi ai grandi modelli del tempo, quali san Bernardino da Siena, San Giovanni da Capestrano, San Giacomo della Marca.
Fu araldo della Parola in varie parti d'Italia, come Norcia, Mantova, Milano, Firenze, Bologna. Eletto per tre volte Vicario Generale dell'Osservanza Cismontana (1452-1455; 1464-1467; 1469-1472), operò con fermezza e carità evangelica per salvaguardare il movimento riformatore francescano visitando vari conventi in Europa, in Oriente e in Terra Santa.
A Bologna promosse la fondazione del Monastero del Corpus Domini e la nascita del Monte di Pietà.
Morì a Piacenza, dove aveva svolto la predicazione quaresimale. Le sue spoglie mortali sono custodite nella chiesa di S. Maria di Campagna. Il culto, diffuso già da quattro secoli, fu confermato da Pio IX nel 1868.

(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - Beato Marco Fantuzzi da Bologna, pregate per noi.

*San Mattia Marco - Mercedario, Martire (10 Aprile)  
XIII secolo
Originario dei dintorni di Tolosa (Francia), San Mattia Marco entrò nell’Ordine della Mercede nel convvento di Maleville.
La sua vita esemplare di penitenza unita alle sue rare doti di cultura, lo fecero designare per essere inviato a Tunisi in Africa come redentore assieme a Sant’Antonio Valesio nell’anno 1293.
Arrivati a Tunisi, San Mattia Marco difese energicamente alcune verità del cristianesimo con alcuni saraceni i quali in odio a Gesù Cristo lo denunciarono all’empio sultano Alicut Mahomet.
Dopo averlo arrestato, fu coperto di oltraggi e torture, quindi, condotto su di un’altura, lo fecero precipitare e con il corpo massacrato raggiunse la corona dei martiri.
L’Ordine lo festeggia il 10 aprile.

(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Mattia Marco, pregate per noi.

*San Michele dei Santi (Miguel de los Santos) (10 Aprile)

Vich, Spagna, 1591 - Valladolid, 1625
Nacque a Vich (Catalogna), non lontano da Barcellona, il 29 settembre 1591.
Rimasto orfano di padre a 11 anni, si sentì chiamato a vita religiosa.
Nel 1603 fu accolto nel convento dei Trínitari di Barcellona, dove ebbe a maestro il venerabile Paolo Aznar.
Il 30 settembre 1607 emise la professione religiosa.
Conosciuta la riforma compiuta nell'Ordine della Santissima Trinità dal Beato Giovanni Battista della Concezione e approvata dal Papa Clemente VIII, rifece l'anno di noviziato e la nuova professione tra i Trinitari Scalzi.
Subito si manifestarono nel giovane religioso fenomeni mistici.
Colto da fenomeni mistici, i superiori lo inviarono a Siviglia per farlo esaminare da sacerdoti esperti e il loro giudizio fu quanto mai favorevole.
Fu prima eletto vicario del convento di Baeza e poi superiore di Valladolid, dove allora si trovava la corte del re di Spagna. Morí nel 1625. (Avvenire)

Martirologio Romano: A Valladolid in Spagna, San Michele dei Santi, sacerdote dell’Ordine della Santissima Trinità, che si dedicò interamente alle opere di carità e alla predicazione della parola di Dio.
Nacque a Vich (Catalogna), non lontano da Barcellona, il 29 settembre 1591, da Enrico Argemír e Margherita Monserrada.
Rimasto orfano di padre all'età di undici anni, sentendosi chiamato alla vita religiosa, dovette superare molte opposizioni familiari prima di poter realizzare le sue aspirazioni e solo nell'agosto
1603 fu accolto nel convento dei Trínitari di Barcellona, dove ebbe a maestro il venerabile Paolo Aznar.
Il 30 settembre 1607 emise la professione religiosa.
Poco tempo dopo, conobbe la riforma compiuta nell'Ordine della Ss. ma Trinità dal Beato Giovanni Battista della Concezione ed approvata dal papa Clemente VIII nell'anno 1599 e ottenne di potervisi trasferire; ripetuto l'anno di noviziato, fece la nuova professione tra i Trinitari Scalzi.
Subito si manifestarono nel giovane religioso fenomeni mistici.
In Chiesa, nel coro e perfino nel refettorio, Michele era preso all'improvviso dallo Spirito del Signore e rapito in estasi.
Una sola parola, un semplice sguardo al Crocifisso bastavano a farlo entrare in rapimento.
I superiori lo inviarono a Siviglia per farlo esaminare da sacerdoti, esperti conoscitori di anime e il loro giudizio fu quanto mai favorevole.
I superiori, credettero giustamente, che un religioso così pieno d'amore di Dio avrebbe potuto fare un ottimo apostolato, dentro e fuori del convento.
Fu prima eletto vicario del convento di Baeza e poi superiore di Valladolid, dove allora si trovava la corte del re di Spagna.
A Baeza Michele operò molte conversioni. La sua santa vita e le estasi davano alle parole che egli rivolgeva agli studenti dell'università, ai caballeros e ai pubblici peccatori nel confessionale e dal pulpito, il valore di messaggi di Dio.
Alla corte di Valladolid fu molto stimato e favorito dal re Filippo III, il quale, con tutta la sua famiglia, lo consultava sui problemi spirituali.
Morí il 10 aprile 1625, all'età di trentatrè anni.
L'8 giugno 1862, nella festa di Pentecoste, fu canonizzato da Pio IX insieme con i martiri giapponesi.
Michele che aveva compiuto gli studi nelle celebri università di Baeza e Salamanca, sotto la direzione dei più grandi teologi, scrisse anche un trattato intitolato.
La tranquillità dell'anima, ed un cantico spirituale in versi sulla via unitiva, giudicati assai positivamente dai maestri di spiritualità e dai letterati; la sua festa è stata fissata al 5 luglio.
Nell'ultima edizione del Martirologio Romano però, egli è iscritto nel suo dies natalis (10 aprile).

(Autore: Giovanni del Sacro Cuore – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Michele dei Santi, pregate per noi.

*San Palladio di Auxerre - Vescovo (10 Aprile)
Martirologio Romano: Ad Auxerre nel territorio della Neustria, in Francia, San Palladio, vescovo, che, già abate del monastero di San Germano, dopo aver ricevuto l’episcopato, partecipò a numerosi concili e si adoperò per il rinnovamento della disciplina ecclesiastica.
(Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Palladio di Auxerre, pregate per noi.

*Beato Pedro Marìa Ramirez Ramos - Sacerdote e Martire (10 Aprile)

La Plata, Colombia, 23 ottobre 1899 - Armero, Colombia, 10 aprile 1948

Pedro María Ramírez Ramos nacque a La Plata presso Huila, in Colombia, il 23 ottobre 1899. Entrò dodicenne nel Seminario Minore a La Mesa de Elías e passò a quello Maggiore di Garzón quando non aveva ancora sedici anni. Si ritirò nel 1920, anche a causa di alcuni problemi di salute, ma tornò sui suoi passi otto anni dopo. Accolto nel Seminario Maggiore di Ibagué, fu ordinato sacerdote nel 1931.
Divenne subito parroco di Chaparral; seguirono poi le destinazioni a Cunday e Fresno. Nel 1948 era da due anni parroco di Armero-Tolima quando giunse la notizia dell’uccisione di Jorge Eliecer Gaitán, candidato del partito liberale alle elezioni presidenziali.
Un’ondata di violenza esplose in tutta la Colombia e lo stesso padre Pedro ne fece le spese: circolava infatti la voce che fosse dalla parte dei conservatori, come tutti gli esponenti della Chiesa cattolica.
Messo in salvo dalle suore Mercedarie Eucaristiche, volontariamente decise di non scappare nottetempo. Dopo che alcuni rivoltosi ebbero profanato la chiesa e il convento delle suore, la folla iniziò a gridare di consegnare il sacerdote: le religiose scapparono e lui, rimasto solo, fu trascinato fuori, linciato e, come estremo oltraggio, accoltellato a colpi di machete.
Poco prima aveva scritto il suo testamento spirituale, dove dichiarava di voler versare il suo sangue per il popolo di Armero. È stato beatificato da Papa Francesco l’8 settembre 2017 a Villavicencio, nel corso del viaggio apostolico in Colombia. La sua memoria liturgica è stata stabilita al 24 ottobre, giorno del suo Battesimo, mentre i suoi resti mortali sono venerati nella chiesa parrocchiale di San Sebastiano a La Plata.

I primi tempi della formazione
Pedro María Ramírez Ramos nacque il 23 ottobre 1899 a La Plata, nel dipartimento di Huila, in Colombia; fu battezzato il giorno dopo la nascita. Quarto dei sette figli di Ramón Ramírez e Isabel Ramos, aveva altri fratelli, nati dal precedente matrimonio del padre.
Frequentò le elementari nella scuola del paese, poi, a dodici anni, entrò nel Seminario Minore a La Mesa de Elías, dove studiò con gran profitto. Il 4 ottobre 1915, a sedici anni non ancora compiuti, passò al Seminario Maggiore di Garzón.
Tuttavia, nel 1920, si ritirò dal Seminario, d’accordo col suo direttore spirituale: non era sicuro d’intraprendere la via del sacerdozio e, in più, cercava una cura per i suoi frequenti mal di testa.

Trascorse gli otto anni seguenti dedicandosi all’insegnamento e impegnandosi come direttore e segretario del coro parrocchiale, ma l’antica vocazione riemerse.
Sacerdozio e incarichi iniziali
Nel 1928 entrò quindi nel Seminario Maggiore di Maria Immacolata a Ibagué, dopo un colloquio col vescovo del luogo. Fu ordinato sacerdote il 21 giugno 1931 e celebrò la sua Prima Messa nella chiesa di San Sebastiano a La Plata il 16 luglio seguente.
Nel corso del suo primo anno di sacerdozio, il vescovo di Ibagué, monsignor Pedro Martinez, lo nominò parroco di Chaparral.
Fu poi destinato a Cunday, nel 1934, a Fresno, nel 1943, e infine ad Armero-Tolima, nel 1946.
In tutte le parrocchie per le quali passò, fu ricordato come un sacerdote pieno di fervore, dotato di una fede incrollabile e molto devoto alla Vergine Maria.
Non fece mai passi indietro, certo com’era di dover condurre quanti gli erano stati affidati alla vera fede e alla pratica religiosa.

La rivolta del "Bogotazo"
Il 9 aprile 1948, a Bogotá, fu assassinato Jorge Eliecer Gaitán, candidato liberale alle elezioni presidenziali. Il fatto diede luogo a un’esplosione di violenza, nota come il "Bogotazo", che non risparmiò nemmeno il paese di Armero.
Padre Pedro si trovava nell’ospedale del luogo a visitare un malato, quando gli giunsero le prime notizie della rivolta.
Lui stesso rimase coinvolto: i facinorosi, infatti, ritenevano che tutti gli esponenti della Chiesa cattolica, i quali invitavano a non ricorrere alla violenza, fossero dalla parte del presidente in carica, il conservatore Mariano Ospina Pérez.

La scelta di restare
Verso le 14.30 del 9 aprile, una folla armata, composta anche da ubriachi, fu sul punto di arrestare il parroco: a salvarlo fu suor Miguelina, delle Suore Mercedarie Eucaristiche, che avevano il convento vicino alla chiesa parrocchiale.
Durante la notte, le suore e alcune famiglie offrirono a padre Pedro la possibilità di fuggire. Lui replicò, rivolgendosi a suor Miguelina: «Le dico, non scappo per nessuna ragione. Ogni volta che entro in cappella consulto il mio "amito".
Lui mi dice di restare qui. Voi sì, madre, che dovete prendere le misure necessarie». "Amito" è un termine confidenziale con cui si riferiva al Signore: sentiva quindi che Lui volesse che restasse lì, tra la sua gente.

Il suo testamento spirituale
La mattina del 10 aprile, padre Pedro celebrò la Messa e diede la Comunione alle suore e a un
gruppo di studenti, poi uscì per confessare un malato in ospedale e per visitare oltre centosettanta detenuti.
Poco prima di mezzogiorno distribuì, per evitare profanazioni, le ultime ostie consacrate alle suore, riservandone una per sé in caso di estrema necessità. Scrisse quindi a matita il suo testamento spirituale, indirizzato al suo vescovo e ai suoi familiari.
«Da parte mia», annotò, «desidero morire per Cristo e nella sua fede. A Sua Eccellenza monsignor vescovo esprimo immensa gratitudine poiché senza meritarlo mi fece diventare Ministro dell’Altissimo, sacerdote di Dio, e ora parroco di Armero, popolo per quale voglio versare il mio sangue.
Un ricordo speciale per il mio direttore spirituale, il santo padre Dávila. Ai miei famigliari dico che sarò il primo nell’esempio che loro devono seguire: morire per Cristo. A tutti, con affetto speciale, guarderò dal cielo. La mia gratitudine profonda per le suore eucaristiche. Dal cielo intercederò per loro, in particolare per la Madre superiora Miguelina. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Armero, 10 aprile 1948».

Il martirio
Nel pomeriggio del 10 aprile, verso le 16.30, un gran numero di liberali irruppe nella chiesa e nel convento, alla ricerca di armi nascoste, profanandoli. Non trovando nulla, gridarono alle suore: «Consegnate il prete, oppure morirete tutte». Le Mercedarie Eucaristiche fuggirono sui tetti, lasciando solo padre Pedro.
Legato e spinto fuori, fu trascinato tra urla e parole di scherno fin sulla pubblica piazza. Un migliaio di persone gli si scagliò contro, ferendolo ripetutamente e mortalmente a colpi di machete. Intanto, lui perdonava chi lo stava uccidendo: «Padre, perdonali. Tutto per Cristo», furono le sue ultime parole, prima di essere finito con una pallottola alla nuca.
Il suo cadavere, spogliato della veste sacerdotale, venne abbandonato all’ingresso del cimitero cittadino; poi, alcune prostitute lo deposero in una fossa, senza seppellirlo e senza che venisse celebrato alcun rito religioso. Solo il 21 aprile, all’arrivo delle autorità, si procedette all’autopsia.
Un mese dopo, i parenti di padre Pedro portarono il corpo nel cimitero di La Plata, il suo paese natale, e lo collocarono nella tomba di famiglia.

La causa di beatificazione
La fama di martirio del parroco di Armero si diffuse subito e gli vennero attribuite grazie significative e guarigioni fisiche. Tuttavia, le calunnie sulla sua persona continuavano: gli fu rimproverato di aver scagliato una maledizione sulla città, che avrebbe provocato la valanga del 13 novembre 1985, nella quale perirono più di ventimila persone. Il nulla osta per l’avvio della sua causa di beatificazione è stato emesso il 23 febbraio 1993. Gli atti dell’inchiesta diocesana, svolta nella diocesi di Garzón, sono stati convalidati il 1° marzo 2002.
L’11 dicembre 2012 si è riunita la Commissione storica. Nello stesso anno è stata consegnata la "Positio super martyrio", esaminata il 20 maggio 2016 dai Consultori teologi. Il 7 luglio 2017, infine, papa Francesco ha approvato il decreto che sanciva che padre Pedro era stato ucciso in odio alla fede cattolica.
La sua beatificazione, insieme a quella del vescovo Jesús Emilio Jaramillo Monsalve, è stata celebrata l’8 settembre 2017 a Villavicencio, nel corso del viaggio apostolico in Colombia di papa Francesco, presieduta dallo stesso Pontefice.
La memoria liturgica di padre Pedro è stata fissata al 24 ottobre, giorno del suo Battesimo.
I suoi resti mortali sono stati traslati il 24 agosto 2017 presso la chiesa di San Sebastiano a La Plata, dove era stato battezzato e dove aveva celebrato la sua Prima Messa.

(Autore: Emilia Flocchini – Fonte: Enciclopedia dei Santi)

Giaculatoria - Beato Pedro Marìa Ramirez Ramos, pregate per noi.

*San Terenzio e Compagni - Martiri di Cartagine (10 Aprile)

Terenzio e compagni furono martirizzati a Cartagine per le persecuzioni dell'imperatore Decio, nel III sec.
Etimologia: Terenzio = gira la macina, mugnaio, dal latino
Emblema: Palma
Martirologio Romano: In Africa, Santi Terenzio, Africano, Massimo, Pompeo, Alessandro, Teodoro e quaranta compagni, martiri, che, sotto l’imperatore Decio morirono per la loro fede cristiana.
San Terenzio è il capo di un gruppo di martiri di origine orientale, uccisi a Cartagine per ordine del “prefetto d’Africa” Fortunaziano, al tempo dell’imperatore Decio.
Questi aveva emanato un decreto di persecuzione e condanna al supplizio contro tutti coloro che non avessero rinnegato il Cristianesimo.
Ci furono parecchie defezioni ma Terenzio e altri trentanove compagni decisero di non cedere, seguì l’arresto e il processo in tribunale, anche qui, benché sollecitati e poi torturati con supplizi vari, non lasciarono la loro fede, anzi fu proprio Terenzio a rispondere per tutti, con la sua pubblica professione cristiana, a tal punto il prefetto li condannò a morte tramite decapitazione.
Si conoscono i nomi di alcuni compagni di martirio, forse persone più in vista: Africano, Massimo, Pompeo, Zenone, Alessandro, Teodoro.
Alla fine del IV secolo, sotto l’imperatore bizantino Teodosio il Grande, i loro corpi furono traslati a Costantinopoli.
Almeno otto fonti agiografiche narrano la loro “Passio” ponendo la celebrazione liturgica chi il 5, chi l’11 ma il giorno più usato è il 10 aprile.
Il nome è di origine latina e significa “nativo di Taranto” ma può avere il significato di ‘tenero, molle, delicato’ secondo alcuni studiosi di etimologia.

(Autore: Antonio Borrelli – Fonte: Enciclopedia dei Santi)
Giaculatoria - San Terenzio e Compagni, pregate per noi.

*Altri Santi del giorno (10 Aprile)
*Sant'Ezechiele - Profeta
Giaculatoria - Santi tutti, pregate per noi.

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